Flora e Fauna

Data:

10 aprile 2019

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40 min

Fiume Cispiri

Storia del fiume

...siede presso ai confini della gran pianura di Oristano sulla sponda del Cispiri, fiume che scende dalla valle di Paulilatino, e resta però difeso a levante, greco e tramontana dai venti per il sollevamento di molti colli e della montagna di S. Lussurgiu, esposto dalle altre parti massime a quelli che spirano dal maestrale sino all'austro. I caldi dell'estate sono gravi se i venti marini non li facciano più miti; il freddo invernale poco sentito, fuorchè soffiando i venti freddi. Le pioggie sono piuttosto rare, più rara la nevicazione e la fulminazione; ma è quasi perpetua l'umidità, almeno nelle ore senza sole, metera ordinaria la nebbia or più, or meno densa, talvolta di pessima natura, ed allora nuoce gravemente alle vigne ed ai seminati, ed accade che tolga delle loro fatiche i coloni. L'aria di Tramatza è si poco salubre, come suol essere nei paesi peggio situati, impegnandosi la medesima della gran copia di miasmi, che mette fuori la fermentazione sotto i fuochi solari delle materie organiche nelle terre acquitrinose, che sono molte, e ne' pantani che si formano nel letto delfiume quando per la scarsezza delle fonti se ne interrompe il corso......  Scarso nell'estate, abbonda d'acque nell'inverno, e si valica con pericolo se non si va su' guadi sicuri. In quest'ultima stagione, ed in seguito sempre a grandi acquazzoni ed alla confluenza de' torrenti, esso straripa, ed inondando sempre i vicini bassi terreni suole cagionare guasti gravissimi. Allora è impedito ogni guado, e devesi passare per il ponte di costruzione ordinaria ed antica, ma solida, che trovasi prossimo al paese. La ridonanza delle piene allagando le terre forma delle paludi in tutti i siti dove il livello si abbassa, onde si formano piccoli bacini. Un sistema ben ideato di canali toglierebbe questo inconveniente, e gioverebbe rendendo coltivabili tante parti inutili, e bonificherebbe l'aria. Le acque di questo fiume non sono del tutto inutili perchè la loro forza si fa servire a mettere in movimento le ruote di dodici molini. Le medesime per alcune derivazioni si fan servire all'inaffiamento delle terre, che si coltivano a legumi o ad ortaggi.

dal dizionario etimologico sardo M.L Wagner

Cìspa= cispra log.(gasi che cispra tota incatorida, Casu, poesie Manosca.) Scintilla, non popolare,=sp.chispa cispare,- ai log. e camp. "scintillare" (ansicora......cispende lampos d' ira in ogni pilu :Casu ,ibd.),sp. ant.chispar (Corominas, Dicc.II,69),oggi chispear; se non è formazione deverbale sarda; incispire log."fiammeggiare, furoreggiare" (Casu).

Si ringrazia la scuola media di Tramatza (Anno scolastico 1999 – 2000) per i contenuti di questa sezione dedicata al nostro paese.

 

Molinu de "Ziu Bachis" acquistato da Ziu Sarbadori Soru

Tramatza era famosa in tutta la Sardegna per la produzione di canne, ricercate per loro incomparabile qualità.

Esistono diverse varietà di canna: sa canna pisanu Canna di primissima qualità sa canna de pischera Canna di prima qualità, abbastanza grossa , adatta per la peschiera. sa canna comù Canna media, usata soprattutto per fare s'orriu sa canna de fogu canna più scadente , usata soprattutto per il fuoco.
Lavorazione: Per tale uso, la canna, viene aperta e tagliata in sottili strisce verticali con appositi attrezzi, e messe nell'acqua e quindi intrecciate da artigiani specialisti La prima fase della lavorazione consiste nel procurare le canne. Nel mese di febbraio, si fa la raccolta confezionandole in fasci, ognuno dei quali può contenere da 50 a 100 canne. Queste venivano portate in paese e fatte stagionare al punto giusto. Dopo il taglio, le canne vengono selezionate e separate a seconda dello spessore e quindi pulite con un falcetto (sa pudatza). Con la stagionatura le canne, assumono un colore giallognolo, inoltre si prestano ad essere spaccate con facilità e sono più facilmente lavorabili. Si fanno appiattire con una pietra o con su mallu (pezzo di legno con manico) e una mazza rettangolare molto spessa di circa 3-4 kg di peso. Prima della costruzione de s'orriu le canne già spaccate vengono ammorbidite nell'acqua perché diventino più flessibili, e quindi intrecciate fino a raggiungere la dimensione desiderata. Per fare un metro quadro di Orriu occorrono circa 20 canne lunghe da 3 a 4 metri. S'orriu era l'unico materiale a disposizione per la copertura della casa, e soprattutto era a buon mercato visto che di canne se ne producevano in abbondanza. Si costruivano anche i silos per i cereali (lossias) Oggi si può dire che la produzione di questi manufatti sia limitata solo a qualche paese del campidano e vengono utilizzati oltre che per il restauro di case tradizionali, per abbellire case rustiche,capanne al mare e caseggiati di campagna. 

 

Le canne

Tipo biologico Aspetto: alta fino a 4 m., perenne, erbacea rizomatosa, tubercolosa,, a forma di serpente, il culmo è quasi lignificato.

Frutti: una cariosside ( frutto secco con un solo seme strettamente aderente alla scorza) Fiori: verdi biancastri, richiusi in una pannocchia ampia con molti rami. Habitat: è molto diffusa, cresce spontanea, vicino ai fossi e nei luoghi umidi e lungo i corsi d'acqua. Nelle regioni mediterranee sub montanee e sui terreni sabbiosi. Cresce fino a 90 m. di altitudine. Numerose le qualità presenti nel nostro territorio. Note colturali: viene coltivata per siepi e vari usi agricoli, in agricoltura e nelle vigne. Il rizoma si raccoglie in novembre, a marzo estraendolo con la zappa, o meglio con il piccone perchè è ben infisso nel terreno. Altri usi: svariati gli usi , da s'orriu a is iscateddus, cannizadasa e oggetti per la casa in genere, giocatoli etc. Terapeutica internazionale: la canna contiene principi attivi e sostanze amare, piccole quantità di alcaloidi, sali di potassio e resine. E' efficace anche per ridurre gli edemi, cioè per eliminare l'acqua che si trova nei tessuti: è utile anche all'apparato cardivascolare e polmonare. E' sconsigliato alle madri che allattano perchè contiene un efficace galattofugo.

 

La Flora

Tamerici  

Nome scientifico: tamarix gallica  Famiglia: tamaricaceae 

Etimologia: il nome tamerice, deriverebbe dalla parola greca "scopa", i rami legati, si possono usare per ramazzare.
Aspetto: è un arbusto spesso cespuglioso, qualche volta assume le dimensioni di un albero e può raggiungere i 5 - 6 metri. la corteccia è scura, i rami sono sottili e allungati. 
Foglie: sono ridotte al minimo e disposte a spirale su rametti piccoli, sono sessili, di forma triangolare, piuttosto carnosette, prive di peli, hanno un apice acuto. 
Fiori: sono piccoli, bianchi - rosa con 5 petali e 5 stami. 
Habitat: cresce nelle zone rivierasche e lungo alcuni fiumi, specialmente nell'Italia meridionale. 
Note colturali: li rametti della tamerice si raccolgono in aprile - maggio quando le foglie sono ben sviluppate e si eliminano le parti dure o lignificate; la corteccia si raccoglie in marzo aprile, staccando i rami di 2 -3 anni. 
Curiosità: secondo alcune teorie il nome sardo di questa pianta ha dato origine al nome "Tramatza"

 

Salice 

Nome scientifico: salix purpureaFamiglia: salicaceae 

Etimologia: dal latino salicen che proviene dal greco elike, riconducibile a saras = acqua, sarit = fiume, sarani = scorro poichè il salice vuole molta acqua scorrevole. 
Aspetto: alberi e arbusti anche a rami ricadenti. Corteccia grigia e screpolata, raggiunge i 24 metri di altezza. 
Foglie: sono sempre intere, ovali e lineari 
Fiori: riuniti in spighe, più o meno appariscenti. spesso appaiono prima dela formazione delle foglie. Talvolta si presentano in involucri a forma di gemma, pelosi, argentati e molto ornamentali. 
Frutti: capsule uniloculari con numerosi semi, minuscoli e pelosi. 
Habitat: greto dei fiumi e dei torrenti, margini delle paludi, dal piano alle zone montane, dell'Europa centrale e meridionale. 
Note colturali: dato il rapido sviluppo, i salici non sono adatti ad essere coltivati in vaso. 
Terapeutica tradizionale: per le sue capacità astringenti e antisettiche, il suo decotto viene utilizzato nelle dispepsie e nella diarrea. 

 

Giunco

Nome scientifico: JuncusFamiglia: juncaceae

Etimologia: dal latino juncus, il nome deriva dal verbo latino giungere, cioè legare e rispecchia l'uso che si faceva di questa pianta ieri e oggi. 
Aspetto: pianta erbacea perenne, cespitosa. I fusti sono rigidi, acuti pungenti all'apice. 
Fiori: di color bruno riuniti in infiorescenze a glomerulo terminanti con una brattea acuta. 
Habitat: cresce in zone sabbiose ed umide ed in ambienti salmastri. Altri usi: il giunco veniva utilizzato per la fabbricazione di crivelli, CHIBIRUSU, veniva utilizzato anche per legare la vite, e tutto quanto c'era da legare nella vita dei campi. Ora il suo uso è molto limitato poichè è, stato soppiantato dalle rafie sintetiche. 
Osservazioni: è una pianta erbacea perenne, con numerose radici tuberose e carnose riunite in fascetti. Il fusto è ramificato e alto fino a trenta cm. Può essere sdraiato, ascendente ed eretto. 
Curiosità: un erborista inglese del xvii secolo, usò quest'erba per curare la figlia da una infezione delle ghiandole del collo.

 

Iris 

Nome scientifico: pselidacorus iris 

Famiglia: iridaceae 
Etimologia: il nome iris in greco significa arcobaleno per la sua varietà di colori che abbelliscono i giardini nelle diverse tonalità di giallo, viola, blu, bianco. Il nome latino dal greco Iris = Eros. la varietà selvatica è di colore giallo 
Foglie: sono lucide e di colore verde scuro, hanno numerose nervature parallele. 
Fiori: i petali sono tutti gialli e di diverse dimensioni. 
Habitat: vive in terre umide, o dove le acque sono profonde come canali o paludi, fiorisce da aprile maggio. 
Note colturali: la fioritura cambia a seconda della specie, si coltiva in terra o in vaso. 
Terapeutica tradizionale: non esiste a livello locale, un utilizzo nel campo medicinale. Altrove, invece, si ricavano oli essenziali usati in profumeria e in farmacia. 
Curiosità: il nome scientifico iris è di origine molto antica, anche gli Egiziani e i romani coltivavano queste piante e ne ricavavano medicine e cosmetici. L'iris viene chiamato anche giaggiolo o iris fiorentino.

 

Narciso 

Nome scientifico: narcissus tazetta 

Famiglia: amarillidaceae 
Etimologia: il nome narcisus deriva dal greco " narkao" che significa stordito, con riferimento all'acuto profumo dei fiori. 
Foglie: partono direttamente dalle radici. Sono lunghe e strette, di colore verde scuro. 
Fiori: ha un singolo verticillo a tepali di color giallo chiaro, circondati da una tromba a corona color giallo. 
Frutto: è una capsula che si fende in tre parti, la corteccia è persistente.
Habitat: assai diffusi nei terreni paludosi. 
Note colturali: devono essere coltivati nel terreno. 
Curiosità: l'origine dei narcisi è legata al bellissimo giovane che si innamorò dela propria immagine dopo essersi specchiato nell'acqua. 

 

Ranuncolo 

Nome scientifico: ranunculus ficaria Famiglia: ranuncolaceae 

Etimologia: il nome ranunculus deriva dal latino e la radice rana sottolinea che varie specie vivono nei luoghi frequentati da questi animali. 
Foglie: in parte disposte a rosetta e in parte inserite nel fusto, di consistenza carnosa. 
Fiori: sono solitari su lunghi peduncoli , la corolla è formata da un numero variabile di petali, da 6 a 12. 
Frutti: è formato da numerosi acheni ovoidali, con l'apice acuminato, inserite sul ricettacolo. 
Habitat: cresce dal mare alle regioni montane e in tutte le zone umide, compresi i fiumi. 
Note colturali: le radici si raccolgono a febbraio marzo prima della fioritura separandole dal resto della pianta e lavandoli per eliminare la terra. 
Terapeutica tradizionale: il ranuncolo contiene alcaloidi, è necessaria dunque una certa precauzione nell'uso che è preferibile affidare a persone esperte. 
Altri usi:la polpa si applica sulle vesciche . Le radice se sottoposte a cottura prolungata, diventano consistenti come patate e si possono mangiare. 
Osservazioni: è una pianta erbacea perenne, con numerose radici tuberose e carnose riunite in fascetti. Il fusto è ramificato e alto fino a trenta cm. Può essere sdraiato, ascendente ed eretto. Curiosità: un erborista inglese del xvii secolo, usò quest'erba per curare la figlia da una infezione delle ghiandole del collo.

Tifa

Nome scientifico: typha

Famiglia: tifaceae 
Aspetto: pianta erbacea lunga 135 -230 cm. Foglie:lineari. 
Fiori: il feminile è un'infiorescenza bruna, a forma di salsiccia, il maschile è collocato alla sommità del fiore femminile e fiorisce da giugno ad agosto. 
Habitat: zone umide, stagni, canali e fiumi. 
Usi: in passato, i frutti cotonosi della tifa erano usati per imbottire i materassi, mentre con la paglia impermeabile si intrecciavano ceste, sedie e fiaschi. era anche la materia prima per la fabbricazione delle stuoie. 
Usi: oggi, gli steli della tifa sono usati come elementi decorativi per composizioni secche.

 

La Fauna

I Pesci

Anguille  

Classe: pesci ossei 

Ordine: anguilliformi 
Genere: salmonformi 
Specie: anguilla 
Etimologia: dal latino anguilla dim. anguiss = serpente 
Caratteristiche: corpo serpentiforme con presenza delle piccole pinne pettorali, mancano le ventrali, testa leggermente schiacciata, bocca grande con denti piccoli e conici; occhio grande; pinna dorsale lunga e unica. pelle viscida con piccolissime scaglie inserite molto profondamente. (non vengono percepite al tatto). I maschi misurano 40 cm, ma vi sono femmine particolarmente lunghe, che possono 1,45 m. 
Habitat: allo stato adulto, vivono nei fiumi e nei laghi artificiali della Sardegna, insieme a carpe, tinche, trote, etc, quì soggiorna dai 7 ai 12 anni e si nutre di rane, gamberi, molluschi, pesci e larve di insetti. 
Riproduzione: l'anguilla si riproduce nel mar dei sargassi. Prima della riproduzione, non si nutre. E' opinione diffusa che dopo il loro viaggio di ritorno nel mar dei sargassi e quindi dopo la riproduzione, muoiono. Le piccole anguille (larve dette cieche), ricominciano il viaggio di ritorno verso l'Europa impiegando quasi tre anni. 
Protezione: l'anguilla è in parte diminuita per la presenza lungo i fiumi di sbarramenti artificiali, che impediscono la risalita. 
Curiosità: L'anguilla è molto conosciuta per la diffusione. Passa la maggior parte del giorno, nascosta tra la vegetazione o nel fango, mentre è attiva soprattutto di notte. 

 

Carpe

Nome scientifico: cyprinus carpio 

Nome volgare: carpa selvatica 
Classe: pesci ossei 
Ordine: cipriniformi 
Genere: cyprinus 
Famiglia: ciprinidi 
Etimologia: cyprinus nome latino con cui si indicano le carpe e i ciprinidi; carpio: altro nome latino della specie; specularis: a specchi, per la presenza di grosse squame sui fianchi 
Caratteristiche: Massiccio pesce d'acqua dolce, può raggiungere gli 80 - 100 cm di lunghezza; la testa è triangolare con muso poco appuntito; bocca terminale provvista di denti molariformi, accompagnata da due paia di corti barbigli; occhio relativamente grande; pinna dorsale molto lunga ed alta con 17-22 raggi; pinna anale di medie dimensioni; pinne pettorali arrotondate come le pinne ventrali. di color bronzeo, più scuro sul dorso, con ventre chiaro giallastro. si nutre di ogni sorta di animaletti e vegetali. 
Habitat: E' stata introdotta con la tinca e con il persico negli invasi artificiali sardi. La specie selvatica è presente solo nell'oristanese. E' onnivora e si adatta facilmente a tutti gli habitat ed all'allevamento. Frequenta soprattutto acque stagnanti o a corso lento, con fondo fangoso e densa vegetazione, la cui temperatura oscilli tra i 15° e i 25° C. La carpa è soggetta a migrazioni solo allo stato libero, dal fiume alle acque stagnanti. 
Riproduzione: si riproduce a primavera, quando le acque arrivano a 20°. Al maschio compaiono formazioni biancastre simili a perle. una femmina può deporre fino a 300.000 uova che vengono deposte in zone poco profonde e ricche di vegetazione. 
Curiosità: L'allevamento ittico della carpa è probabilmente il più antico e il più diffuso del mondo. in Cina era praticato già nel 1° secolo nelle risaie; in Italia ebbe inizio durante l'epoca romana. Ora il suo allevamento è in continua diminuzione. I greci e i romani antichi per la sua fecondità la consacrarono alla dea Venere 

 

Tinca

Nome scientifico: tinca tinca 

Nome volgare: tinca 
Classe: pesci ossei 
Ordine: cipriniformi 
Genere: tinca 
Famiglia: ciprinidi 
Etimologia: dal nome latino della specie. 
Caratteristiche: il corpo si presenta massiccio con testa leggermente schiacciata e provvista di muso arrotondato; bocca piccola con denti minuti agli angoli della bocca sono presenti due corti barbigli, caratteristiche le pinne pari e impari molto arrotondate; l il colore è verde scuro con riflessi bronzei la pelle è spessa e molto viscida (ricoperta di muco) con scaglie molto piccole. 
Habitat: la tinca frequenta le acque di qualsiasi tipo ma preferisce quelle ferme e a corso lento, piuttosto calme e ricche di vegetazione e melmose. Trascorre l'inveno in latenza, sprofondata nel fango e così è anche solito passare l'estate, se la temperatura dell'acqua è troppo elevata. 
Alimentazione: la tinca si nutre di animali di diverso tipo che scova tra le piante o addirittura nel fango e di piante acquatiche. 
Riproduzione: le femmine depongono un elevatissimo numero di uova (più di centomila) di piccole dimensioni. Si riproduce tra maggio e agosto. le uova, si schiudono in 3-8 giorni. 
Protezione: la tinca viene allevata con sistemi simili a quelli della carpa, ed esiste una bella varietà di tinche dorate. E' presente in tutte le regioni d'Italia ed è stata introdotta anche negli U.S.A.

 

Pesci Rossi 

Nome volgare: pesce rosso 

Classe: pesci ossei 
Ordine: cipriniformi 
Famiglia: ciprinidi 
Specie: carassius auratus 
Dimensioni: lungo circa 25 cm. 
Caratteristiche: E' il pesce più noto, proprio perchè è facile allevarlo: i colori vanno dal rosso fiamma alle varie tonalità di rosso, rosa, bianco e rosso, con macchie diverse 
Habitat: originario dell'Asia orientale, dove viene venerato quasi come una divinità, fin dal secolo scorso è stato portato dalla Cina in diverse parti del mondo. 
Riproduzione: avviene in primavera più o meno avanzata, a seconda della temperatura ambientale. Le uova vengono fecondate dal maschio dopo la deposizione e si accollano alle piante acquatiche. 
Protezione: vive allo stato selvatico solo in Cina . 

 

Gli Uccelli

Germano Reale

Classe: uccelli 

Ordine: anseriformi 
Famiglia: ardeidi Genere: anas 
Nome scientifico: anas platyrnynchos 
Etimologia: anas, nome comune latino delle anatre - platyrnynchos, dal becco piatto, per la sua forma. 
Dimensioni: lunghezza: da 58 a 60 cm circa. 
Caratteristiche: anatra di grosse dimensioni, il maschio ha la testa e il collo verdi,uno stretto collare bianco li separa dal peto bruno porpora, corpo grigio chiaro, ali di media grandezza leggermente appuntite, coda corta cuneiforme, grigio scura, occhio scuro, becco giallo e piatto. La femmina è più modesta, bruno chiara con becco arancio, ambedue i sessi presentano sull'ala una grande macchia rettangolare, blu con bordo nero e bianco (il cosiddetto specchio solare) ed hanno le zampe giallo arancio, con quattro dita di cui tre rivolte in avanti e palmate. 
Habitat: laghi, paludi, fiumi, stagni di tuta la Sardegna. 
Alimentazione: si alimenta di molluschi, crostacei, insetti-larve, vegetazione subacquea, erba, piante coltivate-cereli, vegetazione palustre, pesci, plancton, lombrichi o altri invertebrati. 
Riproduzione: è migratore e nidifica nell'isola, nido con 10-12 uova sul terreno, sotto la fitta vegetazione, presso l'acqua ed in zone protette. 
Protezione: secondo la legge quadro nazionale la specie è cacciabile dal 12 agosto alla fine di febbraio. 
Curiosità: il germano reale è presente tutto l'anno senza migrare (stazionale). 

 

Mestolone 

Classe: uccelli 

Ordine: anseriformi 
Famiglia: anatidi 
Genere: anas 
Specie: anas clypeata 
Etimologia: da mestere, cioè agitare, rimestare. 
Dimensioni: è lunga 45 cm, pesa 850 gr, ala 24,4 cm, becco 6,5 cm coda, 7,8 cm. 
Caratteristiche: ha un becco robusto e lungo a forma di spatola, corpo tozzo, con testa schiacciata e un pò allungata, coda quasi assente, ali di media dimensione, leggermente appuntite, zampe corte con dita palmate. Il maschio: testa e collo verde scuro, petto bianco, sottocodali e sovracodali verde scuro, addome e fianchi castani; ali verde scuro con sfumature celesti, occhio giallo, becco grigio scuro e le zampe di color rosso- arancio. 
Habitat: vive in zone paludose, acquitrinose, stagni salmastri, lagune etc. 
Alimentazione: si alimentano di: molluschi, crostacei, insetti e larve, di vegetazione subacquea, erba, piante coltivate, cereali e vegetazione palustre, plancton, lombrichi o altri invertebrati. 
Riproduzione: ogni covata ha da 7 a 14 uova, sono covate dalla femmina per un periodo di circa 3 settimane. I piccoli sono in grado di abbandonare il nido molto presto.

 

Falco di Palude 

Classe: rapaci 

Ordine: falconiformi 
Famiglia: accipitridi 
Genere: miluus 
Specie: ciscus aeruginosus 
Dimensioni: lunghezza 52 cm - ali maschio 39 cm ali femmina 41 cm - becco 11-13 cm - coda 22 cm. La coda e le ali possono farli confondere con altri rapaci. 
Caratteristiche: Il maschio è di colore marrone più scuro, sul dorso e sul ventre. La testa e il collo sono più chiari, la femmina è marron scuro con coda e spalle chiare. Il falco di palude cattura la maggior parte delle sue prede volando sull'acqua. 
Alimentazione: si alimenta di uccelli di media taglia, uccelli di piccola taglia, pesci, insetti, tracce di carogne, roditori. 

 

Airone cenerino

Classe: uccelli 

Ordine: ciconiformi 
Famiglia: ardeidi 
Genere: ardea 
Nome scientifico:(specie)ardea cinerea 
Dimensioni: lunghezza 90 cm - peso 2 Kg - apertura alare 150-160 cm - becco 11-13 cm - ala 43 cm - coda 16-17cm. 
Caratteristiche: corpo snello con collo lungo, zampe sottili con dita lunghe, specialmente il terzo. Il piumaggio è grigio con grosso ciuffo sulla nuca bianco come il ventre, nero sulle remiganti. Vive in branchi di 50 individui circa che si spostano volando in formazione. 
Habitat: Si trova nei fiumi, in acque profonde circa 50 cm.vive nella parte centro occidentale della Sardegna 
Alimentazione: per l'80% si nutre di pesci, per il resto si ciba di anfibi, rettili, micromammiferi, coleotteri acquatici, crostacei, molluschi. 
Riproduzione: inizia a fine febbraio e termina a giugno. Le uova vanno da un minimo di 2 a un massimo di 6, le loro dimensioni sono di 6 x 4 cm.
Curiosità: l'airone cenerino era cacciato per sport o per le sue penne. Si alleva facilmente ma non è possibile addestrarlo. E' scontroso, solitario e pauroso.

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